
12 aprile, 2021
Didier, allenatore di calcio ha avviato un programma di allenamento domestico per i ragazzi a rischio. Ma è più del semplice calcio: è un modo per essere incoraggiati durante la pandemia.
San Cristóbal de las Casas, una cittadina di montagna nello stato del Chiapas, sorge in una delle zone più povere del Messico, chiamata “Cinturón de la Miseria”.
Dopo decenni di conflitti, la vita della popolazione è piagata da notevoli disuguaglianze economiche, dove la violenza e altri problemi sociali sono ben evidenti e le principali vittime sono i bambini e i ragazzi di etnia indigena.
In un contesto di allarmante vulnerabilità, il centro Compassion “Amigos de Jesús” e la chiesa partner locale hanno da tempo scelto di incoraggiare i ragazzi a essere parte di un cambiamento positivo nella società, attraverso lo sport.
Didier, insegnante e allenatore sportivo, è stato uno dei primi a coinvolgere ragazze e ragazzi più poveri in un progetto sportivo che vede nel calcio un sano momento aggregativo, per allontanare i più vulnerabili da ambienti violenti e pericolosi.
“Ho tanta fiducia in questi ragazzi”, racconta Didier. “Sono speciali, so che non mollano mai”.
“Anche con questa attività, il nostro obiettivo non cambia”, spiega Fatima, responsabile del centro Compassion, che aggiunge “Vogliamo portare l’amore di Cristo ai ragazzi e alle loro famiglie”.
Purtroppo, a causa della pandemia, anche le attività sportive si sono dovute fermare.
“Proprio quando stavamo preparandoci per partecipare a un torneo, è scoppiata la pandemia”, racconta Jhonatan, uno dei ragazzi sostenuti a distanza.
“Eravamo delusi, perché per tutti noi sarebbe stata la prima volta in cui avremmo viaggiato”.
Come prevedibile, alla notizia dell’interruzione degli allenamenti e delle partite a causa della pandemia, tutti i ragazzi rimasero scoraggiati.
“I miei ragazzi erano tristi, sopraffatti dalla difficile situazione”, aggiunge Didier.
Col tempo, però, Didier ha avuto un’idea – per continuare ad allenare ogni ragazzo, direttamente a casa sua.
“L’allenatore è venuto a casa mia e a casa dei miei amici. Con ogni misura di sicurezza, mascherine e gel, abbiamo iniziato ad allenarci in strada, davanti casa”, spiega Jhonatan.
“Ringrazio tanto Didier perché viene a trovarmi e non mi lascia solo. Chi mai l’avrebbe fatto durante una pandemia?”
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