
11 dicembre, 2023
Per milioni di persone che vivono in povertà, sono una costante dolorosa. Mi chiamo Fame: spesso sono un killer silenzioso, ma oggi parlo io.
Sono la Fame. Sai già chi sono. Sono sicura che io e te ci siamo già incontrati. Sono una sensazione familiare per ogni essere umano.
Sebbene il mondo produca cibo più che sufficiente per sfamare tutta la popolazione, per oltre 800 milioni di persone sono una presenza costante. Per i più sfortunati, sono un assassino.
Sono una conoscenza sgradevole nella vita di molte persone, come quella di Valdilene. Sa chi sono da quando era bambina.
La sua vita non è cambiata da quando è diventata mamma di Jonas, Gabriel e Gabriely. Anche loro mi conoscono e ho fatto provare loro lo stesso dolore della loro madre. Sapevo che era abituata alla mia presenza, ma guardare i suoi figli soffrire la fame era troppo doloroso anche per lei.
Un giorno, mamma Valdilene ha parlato di me: “La fame è il vuoto, è una sensazione di disperazione che non ti lascia mai. Ti svegli senza sapere cosa mangiare a colazione, poi il tempo passa e non hai ancora niente da mangiare a pranzo. Ti fa male lo stomaco. Vai a letto sapendo che il giorno dopo non sarà diverso”.
Le uniche risorse di Valdilene provenivano dall’aiuto di un parente. Quel denaro, tuttavia, non è mai stato abbastanza per coprire tutte le spese. Per lo meno, i suoi bambini potevano mangiare un pasto a scuola, tutti i giorni, tranne il fine settimana.
Anche i suoi figli hanno sofferto, senza dire una parola. Jonas, il maggiore, si riempiva le tasche con i biscotti che trovava a scuola, affinché anche sua madre potesse mangiare. Anche se sbriciolati, era tutto ciò che c’era da mangiare.
Questo è il genere di cose che faccio: non permetto a nessuno di essere esigente. Un giorno ho seguito Valdilene mentre andava a casa di un parente per chiedere cibo. Valdilene odia disturbare le persone. Voleva farcela da sola, ma per i suoi figli farebbe di tutto.
Quel giorno, vide dei bambini entrare in un nuovo centro. Era incuriosita, ma al tempo stesso troppo impaurita per chiedere aiuto.
Poi, i suoi occhi incontrarono quelli del pastore Izeneuda. Si è avvicinato e le ha chiesto se le sarebbe piaciuto iscrivere i suoi figli al centro Compassion. La voce timida di Valdilene rispose “sì”.
Da quando Jonas, Gabriel e Gabriely hanno iniziato a frequentare il centro, i loro occhi e la loro anima sono cambiati. Finalmente, hanno accesso a cibo sano. Per qualche ragione, sapevo che non avrei fatto parte delle loro vite ancora per molto.
Tuttavia, mi sono ricordata di una cosa: la fame è più di una sensazione fisica. Lascio cicatrici mentali su coloro che hanno vissuto il peggio.
Quei bambini continuavano ad avevano paura di me. Che potessi tornare. Per questo motivo, ogni volta che erano al centro Compassion, iniziavano a mangiare furiosamente. Due piatti non erano sufficienti. Neppure tre. Neppure quattro.
Proprio come faceva a scuola, Jonas si riempiva le tasche di cibo da portare a casa a sua madre.
Una volta ho sentito Gabriel chiedere al suo insegnante: “Maestro, in paradiso ci sarà del cibo?”
I disturbi alimentari che i bambini hanno sviluppato sono stati una preoccupazione per i volontari del centro, che si sono concentrati sullo sviluppo di un sano rapporto col cibo. Avevano bisogno di guarire dai traumi che avevo lasciato in loro.
“Voglio che i miei figli non si sentano in imbarazzo a causa della fame. Voglio che usino correttamente le posate, che siano calmi quando mangiano”, ha raccontato Valdilene agli insegnanti del centro.
Valdilene sa di aver trovato un posto sereno. Ogni volta che si reca al centro, i volontari e il pastore sono pronti ad accoglierla. Anche senza dire una parola, Valdilene si sente conosciuta, amata e protetta.
“È così bello sapere di aver trovato persone che mi capiscono e che sono sensibili ai miei bisogni. Sono così grata!”
Valdilene si sta dimenticando di me. Le ho causato dolore e danneggiato le sue aspettative di vita, ma il centro Compassion le ha portato nuova speranza.
I volontari del centro sostengono sempre i suoi figli e sanno che non mi vedranno né oggi né domani. Quasi dieci anni dopo il primo incontro tra il pastore Izeneuda e Valdilene, non sono più presente nella vita di questa famiglia.
Nonostante i cambiamenti, so che le cicatrici in coloro che mi hanno conosciuto sono difficili da cancellare. Per alcuni, so di essere indimenticabile. Non ne vado fiera. In realtà, so che non dovrei nemmeno esistere.
Grazie al sostegno a distanza aiuterai i nostri operatori e i volontari delle chiese locali a prendersi cura delle vite dei bambini che vivono in povertà.
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