
29 maggio, 2023
Non possiamo mostrarti il suo volto, ma Esperanza* (pseudonimo per proteggere la sua privacy) è ora libera dagli abusi: ha trovato un rifugio sicuro al centro Compassion
Ne sono certa: per me non è mai facile raccontare una storia di abuso. Piango, provo dolore e, lo ammetto, anche rabbia.
Quando sentii parlare per la prima volta di Esperanza, temevo che anche questa ragazza avesse subito una violenza sessuale. Purtroppo, è proprio questo l’abuso più comune che subiscono i minori in Bolivia.
“Ogni giorno, in Bolivia si registrano 110 casi di violenza contro ragazze e adolescenti. Se nel resto del mondo l’8% di minori subisce qualche tipo di violenza sessuale, in Bolivia il dato arriva al 23%” (dati Presidenza dei Diritti Umani in Bolivia).
La partecipazione di Esperanza alle attività Compassion è sempre stata difficile, come racconta la sua insegnante: “Suo padre le impediva di venire qui: il suo tempo era strettamente controllato”.
“Era tutto così strano, ma non mi arresi. Ho sempre cercato di coinvolgere Esperanza, nonostante le minacce del padre verso i responsabili del centro e della chiesa”.
Senza paura delle intimidazioni, l’insegnante e il direttore del centro andarono a casa della ragazza per verificare che stesse bene e ricordarle che erano lì per lei, pronti ad aiutarla.
Giorni dopo, Esperanza e sua mamma tornarono al centro, chiedendo aiuto.
Aveva le lacrime agli occhi, mentre raccontava gli abusi subiti dal padre. Sotto minaccia, era stata costretta al silenzio.
I nostri operatori si misero subito in azione: quel giorno, Esperanza, sua sorella e la mamma non tornarono a casa, ma vennero ospitate in un rifugio sicuro. Nel frattempo, mentre una squadra di specialisti si prendeva cura di loro, il caso fu segnalato al Garante per l'infanzia.
“Sono grato che Esperanza abbia deciso di parlare delle violenze subite. Dovevamo agire in fretta: il padre è in carcere, arrestato prima che fuggisse”, commenta l’insegnante.
“Un giorno, Esperanza è venuta al centro e mi ha chiesto un abbraccio. Il suo volto era sorridente. Poi, con sollievo, disse: «Il giudice ha condannato mio padre a dieci anni di carcere. Ora nessuno mi controllerà né mi toccherà»”.
Esperanza è tornata al centro. Non ha più paura. Si sente meglio ed è serena.
“Ora posso andare avanti, sto bene. Grazie al centro Compassion ho conosciuto il Signore Gesù e gli insegnanti mi hanno aiutato. Senza di loro, credo che oggi vivrei peggio di prima. Grazie al centro Compassion, all’aiuto di Dio e al mio sostenitore, ho tutto ciò di cui ho bisogno”, dice Esperanza.
Inoltre, aggiunge: “Gli insegnanti mi hanno incoraggiato a studiare, e mi stanno supportando molto nel mio percorso per diventare educatrice infantile. In questo modo potrò aiutare altri bambini che attraversano il dramma che ho subito”.
Esperanza, un tempo spaventata, ora è calma, ride e parla con sicurezza.
“Mi dispiace non essere riuscita a intervenire prima, ma il Signore ci ha aperto gli occhi e il cuore per osservare meglio. Spero che i bambini non tollerino alcun abuso, si aprano con i loro tutor e confidino i loro problemi”, ha detto la sua insegnante.
Quello che mi conforta è che, quando ho incontrato Esperanza, ho visto una ragazza allegra.
Deve ancora guarire dal trauma subito: i nostri operatori sono al suo fianco e sono fiduciosa che Dio porterà avanti la sua vita. È meraviglioso sapere che ora sia fuori da quell’incubo e che abbia davanti a sé un futuro migliore.
Potremmo chiederci perché è successo, perché c’è tanta cattiveria o perché danneggiare un bambino indifeso. Ecco perché, come staff di questo centro, siamo tutti chiamati a fare qualcosa per fermare il mostro degli abusi sessuali.
Testo e foto di Galia Oropeza – Compassion Bolivia
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